Tutte le poesie
  • BOOK675431026
  • Grandi Tascabili Economici Newton
  • 1972

Tutte le poesie

di Arthur Rimbaud, Laura Mazza curatore

Poesie Ultimi versi Una stagione all’inferno Stupri. Rimbaud nasce a Charleville nel 1854.Dopo una vita oziosa e disordinata morì di cancro a Marsiglia nel 1891 a soli 37 anni.


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27/08/2013 - Gino
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Arthur Rimbaud nacque il 20 ottobre 1854 nella cittadina di Charleville, nelle Ardenne, al numero 12 di rue Napoléon (poi rue Bérégovoy). Il padre Frédéric era un capitano dell'esercito che partecipò alle guerre d'Algeria e di Crimea, e nel 1854 fu decorato con la Legion d'onore. La madre Marie Catherine Vitalie Cuif era figlia di proprietari terrieri di Roche, villaggio nei pressi di Attigny. Sposati l'8 febbraio 1853, ebbero cinque figli: Frédéric, Arthur, Victorine, Vitalie e Isabelle. Dopo la nascita dell'ultima figlia, Frédéric Rimbaud, già poco presente a causa dei suoi doveri militari, abbandonò la famiglia ritirandosi a Digione. Dopo la partenza del marito Vitalie prese a firmarsi «la vedova Rimbaud» e visse con i figli in una modesta casa di rue de Bourbon, in un quartiere popolare di Charleville. Molto rigida e severa, le principali preoccupazioni erano la cura della rendita delle terre, l'educazione dei figli e la rispettabilità sociale. Proibiva ai bambini di giocare in strada con i figli di operai e tutte le domeniche la si poteva vedere, «busto eretto, corsetto nero e guanti di filaticcio», chiudere la fila della famiglia diretta in chiesa: «davanti le due bambine che si tenevano per mano, poi i due maschietti, Frédéric e Arthur, ciascuno con un ombrello di cotone blu». Riporto alcuni scritti di vario genere che mi favorevolmente colpito. Poesie: L’Eternità È ritrovata. Che cosa? L'Eternità. È il mare andato via Col sole. Anima sentinella, Mormoriamo la confessione Della notte così nulla E del giorno di fuoco. Dagli umani suffragi, Dai comuni slanci Lì tu ti liberi E voli a seconda. Poiché soltanto da voi, Braci di raso, Il Dovere si esala Senza dire: finalmente. Là nessuna speranza, Nessun orietur. Scienza con pazienza, Il supplizio è certo. È ritrovata. Che cosa? - l'Eternità È il mare andato via Col sole. Maggio 1872Che cosa sono per noi, mio cuore Che cosa sono per noi, mio cuore, le distese di sangue, e di bragia, e mille delitti, e i lunghi gridi di rabbia, singulti di ogni Inferno che sovverta ogni ordine; e l'Aquilone ancora sui rottami; e la vendetta? Niente... - La voglio tutta, tutta, fino in fondo! Industriali, principi, senati perite! Potenza, giustizia, storia: abbasso! Ci è dovuto. Il sangue! Il sangue! Oh fiamma d'oro! Sii solo per la guerra, la vendetta, i terrori, o mio spirito! Mettiamo il dito sulla piaga: Ah passate, Repubbliche di questo mondo. Basta con imperatori, reggimenti, coloni, popoli, basta! Chi può smuovere i turbini del fuoco furibondo più di noi, e di quelli che sentiamo fratelli? Ma no! Amici romanzeschi: sarà una gran felicità. Mai lavoreremo, mai, o flutti infuocati! Europa, Asia, America, sparirete! La nostra marcia vendicatrice occuperà tutto: città e campagne! - Noi saremo schiacciati! I vulcani salteranno! E l'oceano colpito! o miei amici! - Mio cuore, è sicuro, sono fratelli: neri sconosciuti, se noi andassimo! Andiamo! Andiamo! O sciagura! Mi sento fremere la vecchia terra su di me che sempre più sono vostro! La terra si scioglie, non è nulla! Io sono qui, sono sempre qui. O anche racconti davvero magistrali come “Notte dell’Inferno”: “Ho inghiottito una formidabile sorsata di veleno. - Sia tre volte benedetto il consiglio che mi è giunto! - Le viscere mi bruciano. La violenza del veleno mi torce le membra, mi rende deforme, mi schianta. Muoio di sete, soffoco, non posso gridare. E' l'inferno, la pena eterna! Guardate come il fuoco si ravvi- va! Brucio come si deve. Va', demonio! Avevo intravisto la conversione al bene e alla felicità, la salvezza. Come descrivere la visione, l'aria dell'inferno non tollera inni! Erano milioni di creature affascinanti, un soave concerto spirituale, la forza e la pace, le nobili ambizioni, che so? Le nobili ambizioni! Ed è ancora la vita! - Se la dannazione è eterna! Un uomo che si vuole mutilare è dannato sul serio, ve- ro? Mi credo all'inferno, dunque ci sto. E' l'adempimento del catechismo. Sono schiavo del mio battesi- mo. Genitori, avete fatto la mia infelicità e avete fatto la vostra. Povero innocente! L'inferno non può at- taccare i pagani. - E' ancora la vita! Più tardi, le delizie della dannazione saranno più profonde. Un de- litto, presto, che io cada nel nulla, secondo la legge umana. Sta' zitto, ma stai zitto!... C'è la vergogna, c'è il rimprovero, qui: Satana che dice che il fuoco è ignobile, che la collera è terribilmente sciocca. - Basta!... Con gli errori suggeriti dagli altri, magie, falsi profumi, musiche puerili. - E dire che posseggo la verità, che vedo la giustizia: ho un giudizio sano e sicuro, sono pronto per la perfezione… Orgoglio. - La pelle della mia testa si dissecca. Pietà! Signore, ho paura. Ho sete, tanta sete! Ah! l'infanzia, l'erba, la pioggia, il lago sulle pietre, il chiaro di luna quando il campanile suonava dodici… il diavolo è al campanile, a quest'ora. Maria! Santa Vergine!... - Orrore della mia stu- pidità. Laggiù, non ci sono forse anime oneste, che mi vogliono bene… Venite… Ho un guanciale sulla boc- ca, non mi sentono, sono fantasmi. E poi, nessuno pensa mai agli altri. Non avvicinatevi. Puzzo di bru- ciato, è sicuro. Le allucinazioni sono innumerevoli. Proprio ciò che ho sempre avuto: niente più fiducia nella storia, l'oblio dei principi. Non parlerò: poeti e visionari sarebbero gelosi. Sono mille volte il più ricco, dobbia- mo essere avari come il mare. Questa poi! l'orologio della vita si è fermato poco fa. Non sono più al mondo. - La teologia è seria, l'inferno sta certamente in basso - e il cielo in alto. - Estasi, incubo, sonno in un nido di fiamme. Quante malizie nell'attenzione nella campagna… Satana, Ferdinando, corre con le sementi selvati- che… Gesù cammina sui rovi purpurei, senza piegarli… Gesù camminava sulle acque irritate. La lan- terna ce lo mostrò in piedi, bianco, le trecce brune, sul fianco di un'onda di smeraldo… Svelerò tutti i misteri: misteri religiosi o naturali, morte, nascita, avvenire, passato, cosmogonia, nien- te. Sono maestro di fantasmagorie. Ascoltate!... Ho tutti i talenti! - Qui non c'è nessuno e c'è qualcuno: non vorrei disperdere il mio tesoro. - Volete canti negri, danze di urì? Volete che io scompaia, che mi tuffi alla ricerca dell'anello? Lo volete? Farò oro, farmaci. Fidatevi di me dunque, la fede conforta, guida, guarisce. Venite tutti, - anche i bambini piccoli, - che io vi consoli, che si effonda per voi il suo cuore, - il cuore meraviglioso! - Poveri uomini, lavoratori! Non chiedo preghiere; con la vostra fiducia soltanto, sarò felice. - E pensiamo a me. Ciò mi fa rimpiangere poco il mondo. Ho la fortuna di non soffrire più. La mia vita non fu che dolci follie, è deplorevole. Bah! Facciamo tutte le smorfie immaginabili […]”. O ancora questi tre sonetti osceni, ma che hanno arguzia da vendere: Gli animali di un tempo ingroppavano, anche in corsa, Con membri sparsi di sangue ed escrementi. I nostri padri esibivano i glandi fieramente Nelle grinze del fodero e nella grana della sacca. La femmina del Medio Evo, angelo o porco Esigeva gagliardi dai solidi argomenti : Anche un Kléber, dalla brache lente Avrà avuto i suoi bei momenti. Al più fiero mammifero l'uomo somiglia ; L'enormità del membro a torto stupisce ; Ma un'ora arida ha suonato: il cavallo E il bue hanno frenato gli ardori, e nessuno Oserà drizzare il proprio orgoglio genitale Nei cespugli dove s'agita un'ilare infanzia. A ognuno le proprie chiappe. Vidi sovente Gente sbottonata al riparo d'una palizzata, E, nei bagni senza pudore dell'infanzia gaia, Sbirciavo la forma e l'effetto del culo. Sodo, livido per lo più, provvisto D'ovvi emisferi cosparsi di rada peluria; Ma è solamente nel solco soave Che lunga e folta come il raso, fiorisce. Ingegnoso e toccante e meraviglioso Del pari agli angeli delle sante tele Simula una gota ove il sorriso s'incava. Oh! alfine stare nudi, cercare riposo e gioia, La fronte girata verso la porzione gloriosa E liberi tutti e due di soffocare singhiozzi ? Scuro e crespo come un garofano viola, Respira, umile racchiuso nella spuma Umida ancora d'amore che segue il dolce declivo Delle pallide chiappe fino al cuore del vortice. Filamenti simili a lacrime lattiginose Han pianto sotto il crudel vento che le sospinge Attraverso grumi di marna rossa Per perdersi dove la china li chiama. Il mio sogno più volte s'abboccò alla ventosa; L'anima mia del coito materiale gelosa Ne fece fulva sua grondaia e nido di pianti. E' l'estatica oliva, e il tenero flauto , E' il tubo dove scende la celeste praline: E' un Chanaan di femmina nell'umido chiuso! Rimbaud è il più profondo interprete poetico della crisi nichilistica. Ebbe fortissimo il sentimento delle forze oscure che governano la nostra vita spirituale, visse l'euforica voluttà della rivolta romantica ma conobbe anche lo sgomento per aver osato tanta sfida. La sua poesia testimonia la complessità del suo mondo interiore, la potente ambiguità, la frenetica ricerca del proprio annullamento. Il suo linguaggio, le sue immagini audaci, le metafore inattese, il ritmo originalissimo, la rottura delle forme tradizionali lo collocano accanto ai lirici creatori di nuove poetiche, come Baudelaire o Mallarmè.

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27/08/2013 - Gino
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Arthur Rimbaud nacque il 20 ottobre 1854 nella cittadina di Charleville, nelle Ardenne, al numero 12 di rue Napoléon (poi rue Bérégovoy). Il padre Frédéric era un capitano dell'esercito che partecipò alle guerre d'Algeria e di Crimea, e nel 1854 fu decorato con la Legion d'onore. La madre Marie Catherine Vitalie Cuif era figlia di proprietari terrieri di Roche, villaggio nei pressi di Attigny. Sposati l'8 febbraio 1853, ebbero cinque figli: Frédéric, Arthur, Victorine, Vitalie e Isabelle. Dopo la nascita dell'ultima figlia, Frédéric Rimbaud, già poco presente a causa dei suoi doveri militari, abbandonò la famiglia ritirandosi a Digione. Dopo la partenza del marito Vitalie prese a firmarsi «la vedova Rimbaud» e visse con i figli in una modesta casa di rue de Bourbon, in un quartiere popolare di Charleville. Molto rigida e severa, le principali preoccupazioni erano la cura della rendita delle terre, l'educazione dei figli e la rispettabilità sociale. Proibiva ai bambini di giocare in strada con i figli di operai e tutte le domeniche la si poteva vedere, «busto eretto, corsetto nero e guanti di filaticcio», chiudere la fila della famiglia diretta in chiesa: «davanti le due bambine che si tenevano per mano, poi i due maschietti, Frédéric e Arthur, ciascuno con un ombrello di cotone blu». Riporto alcuni scritti di vario genere che mi favorevolmente colpito. Poesie: L’Eternità È ritrovata. Che cosa? L'Eternità. È il mare andato via Col sole. Anima sentinella, Mormoriamo la confessione Della notte così nulla E del giorno di fuoco. Dagli umani suffragi, Dai comuni slanci Lì tu ti liberi E voli a seconda. Poiché soltanto da voi, Braci di raso, Il Dovere si esala Senza dire: finalmente. Là nessuna speranza, Nessun orietur. Scienza con pazienza, Il supplizio è certo. È ritrovata. Che cosa? - l'Eternità È il mare andato via Col sole. Maggio 1872Che cosa sono per noi, mio cuore Che cosa sono per noi, mio cuore, le distese di sangue, e di bragia, e mille delitti, e i lunghi gridi di rabbia, singulti di ogni Inferno che sovverta ogni ordine; e l'Aquilone ancora sui rottami; e la vendetta? Niente... - La voglio tutta, tutta, fino in fondo! Industriali, principi, senati perite! Potenza, giustizia, storia: abbasso! Ci è dovuto. Il sangue! Il sangue! Oh fiamma d'oro! Sii solo per la guerra, la vendetta, i terrori, o mio spirito! Mettiamo il dito sulla piaga: Ah passate, Repubbliche di questo mondo. Basta con imperatori, reggimenti, coloni, popoli, basta! Chi può smuovere i turbini del fuoco furibondo più di noi, e di quelli che sentiamo fratelli? Ma no! Amici romanzeschi: sarà una gran felicità. Mai lavoreremo, mai, o flutti infuocati! Europa, Asia, America, sparirete! La nostra marcia vendicatrice occuperà tutto: città e campagne! - Noi saremo schiacciati! I vulcani salteranno! E l'oceano colpito! o miei amici! - Mio cuore, è sicuro, sono fratelli: neri sconosciuti, se noi andassimo! Andiamo! Andiamo! O sciagura! Mi sento fremere la vecchia terra su di me che sempre più sono vostro! La terra si scioglie, non è nulla! Io sono qui, sono sempre qui. O anche racconti davvero magistrali come “Notte dell’Inferno”: “Ho inghiottito una formidabile sorsata di veleno. - Sia tre volte benedetto il consiglio che mi è giunto! - Le viscere mi bruciano. La violenza del veleno mi torce le membra, mi rende deforme, mi schianta. Muoio di sete, soffoco, non posso gridare. E' l'inferno, la pena eterna! Guardate come il fuoco si ravvi- va! Brucio come si deve. Va', demonio! Avevo intravisto la conversione al bene e alla felicità, la salvezza. Come descrivere la visione, l'aria dell'inferno non tollera inni! Erano milioni di creature affascinanti, un soave concerto spirituale, la forza e la pace, le nobili ambizioni, che so? Le nobili ambizioni! Ed è ancora la vita! - Se la dannazione è eterna! Un uomo che si vuole mutilare è dannato sul serio, ve- ro? Mi credo all'inferno, dunque ci sto. E' l'adempimento del catechismo. Sono schiavo del mio battesi- mo. Genitori, avete fatto la mia infelicità e avete fatto la vostra. Povero innocente! L'inferno non può at- taccare i pagani. - E' ancora la vita! Più tardi, le delizie della dannazione saranno più profonde. Un de- litto, presto, che io cada nel nulla, secondo la legge umana. Sta' zitto, ma stai zitto!... C'è la vergogna, c'è il rimprovero, qui: Satana che dice che il fuoco è ignobile, che la collera è terribilmente sciocca. - Basta!... Con gli errori suggeriti dagli altri, magie, falsi profumi, musiche puerili. - E dire che posseggo la verità, che vedo la giustizia: ho un giudizio sano e sicuro, sono pronto per la perfezione… Orgoglio. - La pelle della mia testa si dissecca. Pietà! Signore, ho paura. Ho sete, tanta sete! Ah! l'infanzia, l'erba, la pioggia, il lago sulle pietre, il chiaro di luna quando il campanile suonava dodici… il diavolo è al campanile, a quest'ora. Maria! Santa Vergine!... - Orrore della mia stu- pidità. Laggiù, non ci sono forse anime oneste, che mi vogliono bene… Venite… Ho un guanciale sulla boc- ca, non mi sentono, sono fantasmi. E poi, nessuno pensa mai agli altri. Non avvicinatevi. Puzzo di bru- ciato, è sicuro. Le allucinazioni sono innumerevoli. Proprio ciò che ho sempre avuto: niente più fiducia nella storia, l'oblio dei principi. Non parlerò: poeti e visionari sarebbero gelosi. Sono mille volte il più ricco, dobbia- mo essere avari come il mare. Questa poi! l'orologio della vita si è fermato poco fa. Non sono più al mondo. - La teologia è seria, l'inferno sta certamente in basso - e il cielo in alto. - Estasi, incubo, sonno in un nido di fiamme. Quante malizie nell'attenzione nella campagna… Satana, Ferdinando, corre con le sementi selvati- che… Gesù cammina sui rovi purpurei, senza piegarli… Gesù camminava sulle acque irritate. La lan- terna ce lo mostrò in piedi, bianco, le trecce brune, sul fianco di un'onda di smeraldo… Svelerò tutti i misteri: misteri religiosi o naturali, morte, nascita, avvenire, passato, cosmogonia, nien- te. Sono maestro di fantasmagorie. Ascoltate!... Ho tutti i talenti! - Qui non c'è nessuno e c'è qualcuno: non vorrei disperdere il mio tesoro. - Volete canti negri, danze di urì? Volete che io scompaia, che mi tuffi alla ricerca dell'anello? Lo volete? Farò oro, farmaci. Fidatevi di me dunque, la fede conforta, guida, guarisce. Venite tutti, - anche i bambini piccoli, - che io vi consoli, che si effonda per voi il suo cuore, - il cuore meraviglioso! - Poveri uomini, lavoratori! Non chiedo preghiere; con la vostra fiducia soltanto, sarò felice. - E pensiamo a me. Ciò mi fa rimpiangere poco il mondo. Ho la fortuna di non soffrire più. La mia vita non fu che dolci follie, è deplorevole. Bah! Facciamo tutte le smorfie immaginabili […]”. O ancora questi tre sonetti osceni, ma che hanno arguzia da vendere: Gli animali di un tempo ingroppavano, anche in corsa, Con membri sparsi di sangue ed escrementi. I nostri padri esibivano i glandi fieramente Nelle grinze del fodero e nella grana della sacca. La femmina del Medio Evo, angelo o porco Esigeva gagliardi dai solidi argomenti : Anche un Kléber, dalla brache lente Avrà avuto i suoi bei momenti. Al più fiero mammifero l'uomo somiglia ; L'enormità del membro a torto stupisce ; Ma un'ora arida ha suonato: il cavallo E il bue hanno frenato gli ardori, e nessuno Oserà drizzare il proprio orgoglio genitale Nei cespugli dove s'agita un'ilare infanzia. A ognuno le proprie chiappe. Vidi sovente Gente sbottonata al riparo d'una palizzata, E, nei bagni senza pudore dell'infanzia gaia, Sbirciavo la forma e l'effetto del culo. Sodo, livido per lo più, provvisto D'ovvi emisferi cosparsi di rada peluria; Ma è solamente nel solco soave Che lunga e folta come il raso, fiorisce. Ingegnoso e toccante e meraviglioso Del pari agli angeli delle sante tele Simula una gota ove il sorriso s'incava. Oh! alfine stare nudi, cercare riposo e gioia, La fronte girata verso la porzione gloriosa E liberi tutti e due di soffocare singhiozzi ? Scuro e crespo come un garofano viola, Respira, umile racchiuso nella spuma Umida ancora d'amore che segue il dolce declivo Delle pallide chiappe fino al cuore del vortice. Filamenti simili a lacrime lattiginose Han pianto sotto il crudel vento che le sospinge Attraverso grumi di marna rossa Per perdersi dove la china li chiama. Il mio sogno più volte s'abboccò alla ventosa; L'anima mia del coito materiale gelosa Ne fece fulva sua grondaia e nido di pianti. E' l'estatica oliva, e il tenero flauto , E' il tubo dove scende la celeste praline: E' un Chanaan di femmina nell'umido chiuso! Rimbaud è il più profondo interprete poetico della crisi nichilistica. Ebbe fortissimo il sentimento delle forze oscure che governano la nostra vita spirituale, visse l'euforica voluttà della rivolta romantica ma conobbe anche lo sgomento per aver osato tanta sfida. La sua poesia testimonia la complessità del suo mondo interiore, la potente ambiguità, la frenetica ricerca del proprio annullamento. Il suo linguaggio, le sue immagini audaci, le metafore inattese, il ritmo originalissimo, la rottura delle forme tradizionali lo collocano accanto ai lirici creatori di nuove poetiche, come Baudelaire o Mallarmè.

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