"Dal ponte, proprio di fronte ai rematori di testa, seduto su una panca che era poco più di una piccola asse, Sofocle, figlio di Sofilo, generale della flotta e un tempo cittadino civile, osservava la scena. Lo stomaco del povero Sofocle era perfettamente vuoto, poiché aveva vomitato in mare la colazione già da qualche ora; nella sua mente, invece, c’era un unico pensiero: “Per quale assurda perfidia dei Fati sono giunto sino a qui, diretto alla guerra?” Antigone è un capolavoro assoluto della letteratura greca, con la domanda che poneva ai greci di allora e agli uomini: dove finisce la “disobbedienza” e inizia la responsabilità? O, se preferite, qual è il discrimine tra liberà personale e necessità dello stato? Autore della tragedia è Sofocle che, poco dopo quest’opera, indossò l’uniforme come generale durante la guerra di Atene contro Samo nel 440-439 a.C. Nicholas Nicastro ci parla di questo Sofocle nel romanzo storico Sulle orme di Antigone, provando a immaginare “ciò che accadde in questo curioso momento della Storia, quando arte drammatica e scienza militare giunsero a intrecciarsi”.