Storia della mia gente
  • 9788845263521
  • Bompiani
  • 2011

Storia della mia gente

di Edoardo Nesi

C'era una volta la Provincia italiana ricca, felice e molto produttiva. Che commerciava con l'estero, dava del tu ai colossi oltre confine con l'orgoglio di una identità, prima che nazionale, comunale. C'era un tempo in cui anche gli stupidi facevano soldi, in un paese dove il PIL cresceva di due cifre l'anno. Dove i soldi guadagnati con allegria, spensieratezza e persine cafonaggine venivano ben esibiti in beni di lusso. Poi arrivarono i guru della globalizzazione a dire che si doveva cambiare, ad andare in televisione a sponsorizzare mercati stellari in Cina e a sostenere che il vecchio modello, quello dove si stava bene, andava male. Questa è "la storia della mia gente", non solo degli "stracciaroli di Prato", ma di una provincia felice e intelligente, sacrificata alla globalizzazione.


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Commenti (4)

04/12/2011 - sofia
utente
Un libro breve, un libro-saggio autobiografico Storia della mia gente di Edoardo Nesi, Premio Strega 2011. Un libro che si legge tutto d'un fiato perchè parla di storia vera quella che anch'io ho visto dalle mie parti dove appartenere alla LaneRossi era il vanto di paesi come Schio e Piovene Rocchette e dove stabilimenti dismessi torreggiano come monumenti funerari. Nesi parla di sè imprenditore costretto a vendere l'azienda tessile di famiglia. Il panorama si sposta a Prato dove la tessitura era un vanto e dove la globalizzazione e "i cinesi" hanno messo in ginocchio imprenditori che avevano una tradizione famigliare nel settore tessile.Il libro è pervaso dalla malinconia di un uomo colto che ama Fitgerald(il Francis Scott del “Grande Gatsby”che ha nostalgia dei "grandi sogni" e del mondo perduto che ruotava attorno al locale La capannina, ma è anche l'uomo che partecipa ai cortei per il diritto al lavoro e che osserva partecipe il dramma dei clandestini cinesi quando una fabbrica viene sequestrata dalle forze dell'ordine. E' la storia dell'Italia dove sicuramente i figli si troveranno più poveri dei loro genitori come dice Nesi “Questa è la mia gente. La mia gente che in tutta la vita non ha fatto altro che lavorare.” Da leggere!

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14/08/2012 - Gino
utente
“Siamo stati traditi. Traditi dai nostri maggiori. Persino Mario Monti, qualche giorno fa, ha scritto sulla prima pagina del "Corriere della Sera" un editoriale nel quale sosteneva che il coordinamento delle politiche pubbliche, divenute vere politiche comunitarie in certe materie, ha permesso di governare l'apertura dei mercati nazionali senza determinare sconvolgimenti e promuovendo la crescita. Devo ammettere che non ho quasi mai condiviso le idee del presidente della Bocconi, ma ho sempre ammirato lo stile e la compostezza delle sue dichiarazioni[...]e mi piacerebbe tanto che il professor Monti fosse qui, ora, in Piazza Mercatale, a vedere e a toccare con mano la compostezza di tutte queste persone, la cui impresa e la cui vita sono state sconvolte proprio dall'apertura dei mercati nazionali, e che del concetto stesso di crescita economica non hanno che un caro, sempre più vago ricordo.” “Ma non eravamo la generazione X, noi? Non eravamo gente senza idee e senza ideali, un branco di coglioni egoisti e fortunati, cresciuti davanti alla televisione, che avrebbero vissuto senza neanche accorgersi della loro fortuna, padroni di un mondo senza più storia, adagiati in un dorato presente senza fine creato dal lavoro dei nostri padri? Non c'è nessuno, invece, che debba chiederci scusa per averci condannato a essere la prima generazione da secoli che andrà a star peggio di quella dei nostri genitori? Per averci fatto nascere e costruire i nostri sacrosanti sogni di benessere e poi averci lasciati senza soldi e senza lavoro proprio quando arrivava il momento di viverli, quei sogni?” L'opera narra della realtà tessile di Prato. L'autore riporta uno spaccato in prima persona avendo diretto la ditta di famiglia per molti anni, riallacciandosi all'illusione perduta del benessere diffuso in Italia. Una biografia dell’autore, a metà tra saggio e romanzo, che nella prima parte può anche essere interessante spiegando cosa ha portato al declino il settore tessile italiano, la seconda parte si sofferma la mancanza di risposta a questo blocco, immobilismo, bah bah se da una parte è vero che la monopolizzazione dei mercati da parte dei cinesi è sempre più ampia dall’altra non penso che questo sia la causa dell’attuale situazione ma ci sono ben altri motivi sotto che non sto qui ad elencare altrimenti scrivo anche io un romanzo, sul fatto che ha vinto lo Strega, sono sempre più convinto del fatto che il premio ormai sia comandato dalle case editrici e sia diventando quasi uno schiaffo al lettore.

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09/03/2013 - Michelle
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Sgrunt Ho impostato la ricerca non una ma ben due volte: “Storia della mia gente – Edoardo Nesi”. Tutte e due le volte il risultato è stato che il libro che ho finito era proprio quello giusto ed era anche quello che ha vinto il premio Strega 2011: stupefacente! Lasciando da parte ogni considerazione sullo scarso valore di qualsiasi premio, come si può considerare un buon libro un volume che inizia praticamente a pagina 100 e finisce a pagina 161, in cui le pagine precedenti sono solo una lunga introduzione di aneddoti personali e citazioni di letture dell'autore? Cosa mi aspettavo? Mi aspettavo che Nesi parlasse della “sua” gente che è anche la “mia” gente abitando io in un distretto tessile in profonda ed irreversibile crisi. Mi aspettavo che sapesse tradurre in parole quella sensazione di oppressione al petto che senti percorrendo una enorme strada, costruita con trent'anni di ritardo, che ha, ai lati, una successione sconsolante di fabbriche vuote delle quali intuisci un passato operoso, una moltitudine di persone che non solo lavoravano ma facevano vivere interi paesi che ora sono popolati solo di vecchi perché anche gli extracomunitari se ne sono andati. Desideravo solo che scrivesse meno di se stesso e di più della sua gente, solo questo. Da imprenditrice (scritto piccolo piccolo), da perito tessile fallito che non ha mai lavorato in una fabbrica ma che conosce i rumore dei telai, da persona che crede in ciò che fa, cosciente che siamo solo all'inizio della crisi e che ha un'unica certezza sul proprio posto di lavoro rispetto ad un lavoratore dipendente e cioè che almeno nessuno mi può licenziare, mi sono posta un'unica, insignificante e poco elegante domanda fin dalle prime pagine del libro che inizia con la vendita dell'azienda di famiglia: “Mi dica signor Nesi, Lei che beve Martini citando Fitzgerald alla Capannina, ho solo una domanda per Lei: a quanto avete venduto la fabbrica?”. <i>Perché come ormai dovrebbe essere chiaro persino ai nostri maggiori, così entusiasti di questa loro maledetta globalizzazione senza regole, i soldi che oggi risparmiamo comprando i prodotti cinesi sono quegli stessi soldi che servivano a pagare gli stipendi degli operai italiani, i mutui delle loro case e le loro pensioni, i loro ricoveri in ospedale, le scuole dei loro figli, le loro macchine e i loro vestiti. La loro vita, la nostra vita.</i>

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23/08/2014 - danielajap
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Un po' troppo egoistico, peccato la trovo un'occasione persa per raccontare la generazione tradita, che è anche la mia, per urlare la rabbia di chi si è visto crollare il mondo intorno senza poter opporre resistenza.

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