Il protagonista della vicenda è il commissario Bärlach, ormai prossimo al pensionamento per seri motivi di salute; con il suo assistente Tschanz deve risolvere un caso di omicidio che ha coinvolto un tenente della polizia di Berna. Già dall'inizio del romanzo, Bärlach sa che Tschanz, guidato dalla sua gelosia per il tenente, è il vero assassino. Nel corso dell'opera Bärlach incontra Gastmann, il quale è un suo vecchio amico/nemico, e che è sospettato da Tschanz di essere il vero omicida. Bärlach infine dice a Tschanz di sapere chi è il colpevole, e questi ammette di aver cercato di incolpare Gastmann prima di suicidarsi. Il rapporto tra Bärlach e Gastmann li porta indietro di quarant'anni. Gastmann ricorda al commissario: "Volevo provare che fosse possibile commettere un crimine impossibile da risolvere". E Gastmann aveva ragione. Uno dei temi centrali del libro è la domanda, se è giusto o meno incolpare qualcuno per un crimine che non ha commesso, quando in realtà ne ha commesso uno che non è stato mai risolto. Bärlach risponde di sì, aggiungendo "Non sono mai riuscito a dimostrare che hai commesso tu il primo crimine, allora ti dichiaro colpevole di quest'altro". Si può pensare anche alla domanda, quando l'uomo si determina, quando influenza gli altri (come giudice) e quando è strumento degli altri (come boia)? Tschanz dice a Bärlach alla fine della storia "Allora lei era il giudice ed io il boia". Subito dopo si uccide. Si tratta di una delle opere che meglio esprime il pensiero di Dürrenmatt, che intende dimostrare l'impossibilità per la giustizia istituzionale di arrivare alla verità, sempre convinto della netta divaricazione fra verità e giustizia umana e verità e giustizia poliziesca, o giudiziaria.https://it.wikipedia.org/wiki/Il_giudice_e_il_suo_boia