La Mennulara
  • 9788807016196
  • Feltrinelli
  • 01/09/2002

La Mennulara

di Simonetta Agnello Hornby

Un racconto che si muove a spirale intorno alla figura di Maria Rosalia Inzerillo, conosciuta come "la Mennulara". Ora è morta e tutto il paese di Roccacolomba si chiede chi è stata davvero. Tutti ne parlano, tutti hanno in qualche modo avuto a che fare con lei, tutti sanno e non sanno, c'è chi la odia e la maledice e chi la ricorda con gratitudine se non con venerazione. Ne parlano soprattutto gli Alfallipe, del cui patrimonio la Mennulara è stata sempre oculata amministratrice. Le voci che rimbalzano dal passìo serale alle portinerie ingigantiscono e intorbidano le trame di quella donna che rabbia, passione, intelligenza hanno portato così in alto da tenere in pugno una famiglia di proprietari terrieri, un boss mafioso, un intero paese. da http://www.ibs.it/code/9788807817946/agnello-hornby-simonetta/mennulara.html


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Commenti (4)

03/02/2012 - Gino
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03/02/2012 - Gino
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Finito di leggere "La Mennulara" di Simonetta Agnello Hornby.Tante voci, tante storie, tante realtà che mai reali sembrano essere: la Mennulara, una donna, una criada, una despota, un’approfittatrice, una poco di buono… quante sono le idee, le opinioni e i sentimenti che questa donna suscita nelle persone che l’hanno conosciuta. Ognuno di loro sembra aver conservato un pezzetto della sua anima, della sua personalità che intende custodire o maledire alla sua morte. Ambientato in Sicilia, A Roccacolomba, il romanzo si apre con la morte di Maria Rosalia Inzerillo, detta " la mennulara", stroncata da un tumore all'età di 55 anni. La morte della donna - al servizio degli Alfallipe ( famiglia di avari e superbi) da quando aveva 13 anni- fa molto discutere in un paese dove il pettegolezzo regna sovrano. I personaggi di questo libro, servi e padroni, sono tanti ( spesso legati fra loro da qualche vincolo di parentela) ed amano far conversazione incontrandosi dall'uno o dall'altro, a Palazzo Cefalia o al Circolo della Conversazione- a due passi dal caffè meglio frequentato, da cui è possibile vedere il passio. E così, attraverso gli episodi narrati dai paesani, i loro ricordi, gli accadimenti del presente e del passato che ruotano soprattutto attorno alla famiglia. P.s. La chiamavano “La mennulara” perché da bambina era velocissima a raccogliere le mandorle,con quelle ditina sottili.

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04/10/2012 - sofia
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La mennulara, primo romanzo di Simonetta Agnello Horby, palermitana di nascita e residente per trent'anni a Londra lavorando come avvocato nel quartiere di Brixton e poi come presidente del Tribunale di Special Education Needs,ha vinto il "Premio Letterario Forte Village 2003.In una intervista infatti ha confessato di aver trovato molta difficoltà a scrivere in italiano dopo tutti gli anni trascorsi a Londra e spiega che i titoli dei capitoli, per altro molto curiosi, del suo libro erano in realtà note che scriveva a se stessa in modo da ricordarsi quello che succedeva nei vari capitoli avendo poco tempo per scrivere, attività alla quale si dedicava soprattutto nei week end.Ha spiegato anche lo strano stile della sua scrittura grazie alle deposizioni che doveva scrivere per i giudici riguardo ai suoi casi onde evitare che saltassero delle pagine annoiate da lunghi giri di parole. Detto questo si può spiegare l'attimo di sconcerto che può afferrare il lettore nel leggere un romanzo in cui la protagonista non c'è, essendo già defunta fin dalle prime pagine, ma che appare sempre nominata dalle chiacchiere incessanti che questa morte ha suscitato.Maria Rosalia Inzerillo è da tutti conosciuta come la Mennulara e chiamata Mennù . Mennulara in Sicilia erano le donne che raccoglievano mandorle e da giovane era il lavoro di Maria Rosaria.Infine era diventata serva nella la famiglia Alfalippe, ma era un atipica figura di serva e con l'andare degli anni ne era diventata amministratrice, salvando Orazio Alfalippe dalla bancarotta, e , sembra, si era anche inspiegabilmente arrricchita.Da tutto ciò una ridda di chiacchiere che formano la prima parte del libro con sussurri provocati anche dalla presenza al funerale di un capo-mafia don Vincenzo Arena. Il libro soprattutto nelle prime pagine risulta a tratti molto noioso, ma appena nei ricordi dei vari protagonisti appare la vera storia della Mennulara il lettore è attratto da questa figura così controversa e sfortunata, ma che rivela una natura fedele fino alla morte per i suoi padroni.Il libro è stato concepito dall'autrice durante una lunga attesa nell'aereoporto di Fiumicino di qui la dedica alla Britsh Airways, ma certamente è dedicata ad una Sicilia antica alla sua gente più povera ma che ha il coraggio di vivere come la Mennulara, serva-padrona, ma giudicata da tutti "femmina de panza".Da leggere!

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23/08/2017 - Matik2003
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"...fimmina di panza!" Una lettura avvolgente, una scrittura complessa, polifonica e seducente. La Mennulara, opera prima della scrittrice anglo-siciliana Simonetta Agnello Hornby è stata una delle scoperte più interessanti fra le letture di questo periodo. Siamo nella Sicilia degli anni '60 e la Mennulara, vale a dire la raccoglitrice di mandorle (mennule), muore dopo un'aspra malattia lasciando dietro di sé astio e riconoscenza per una vita offesa spesa al servizio degli altri, con dignità, ma senza alcun fine religioso. Al contrario, la Mennulara ha, per così dire, un "conto aperto" con Dio. Egli si è comportato male maltrattando la sua esistenza e lei non lo ripaga con le sue preghiere. man mano che la lettura avanza, emergono particolari inattesi sulla storia della criata di casa Alfallipe che da vittima si fa carnefice e quindi deus ex machina di molte esistenze. "Ha ragione non è facile definirla, senza dubbio era dotata di notevole intelligenza nonché di una certa cultura: una donna complessa." I tratti salienti di questo romanzo sono senza dubbio la sicilianita’ e la coralità. La scrittrice attinge alle sue forti origini palermitane per descrivere un mondo complesso in un periodo storico di grandi cambiamenti. Così nel retaggio quasi feudale di rapporti immutati da tempi immemorabili si inseriscono nuovi fremiti politici e non manca, con le sue mille sfaccettature, la presenza della mafia. Si parla di famiglie abbienti, di notabili di paese così come di famiglie umili di origine ma dignitosissime. Il tutto in un intrecciarsi continuo di parentele, amicizie o frequentazioni più o meno casuali. Ed e’ attraverso le conversazioni o i ricordi di questi personaggi che a poco a poco si delinea la figura della mennulara, serva-padrona di cui ognuno serba un suo ricordo. Alcuni la disprezzano per avere tradito le proprie origini e ne mettono in risalto il carattere duro e impetuoso. Altri, e tra questi il dottore e il parroco, negli anni hanno imparato ad apprezzarne la profonda onesta’, il coraggio di affrontare una vita difficilissima e solitaria, la volontà fortissima di andare oltre i propri limiti sorretta da una grande intelligenza. Scopriamo un personaggio molto complesso, e man mano che ne definiamo i contorni ci rendiamo conto che anche a noi lettori sarà difficile dimenticarlo. Altro sono i suoi antagonisti. I tre fratelli Alfallipe si stagliano nitidi per la loro inettitudine. Tanto è forte la personalità della mennulara tanto scompaiono loro, sepolti non da grossi vizi ma da una stupidità diffusa. Altri personaggi rimangono felicemente nella memoria una volta terminata la lettura, come il vecchio capomafia o Pietro Fatta, vecchio amico a confidente di Orazio Alfallipe. Un elemento affascinante del romanzo rimane quello dell’ironia. Un tratto lieve ma che permea con intelligenza tutto il libro senza interferire con i sentimenti forti che lo caratterizzano. Ma il merito più grande dell’ autrice a mio avviso e’ quello di aver scritto il romanzo con una tecnica pittorica. È un grande affresco che inizialmente colpisce per la sua complessità e ti induce ad avvicinarti. E così’ a poco a poco si delineano i contorni e si ravvivano i colori in ogni particolare. E tutto trova un senso e una sua bellezza.

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