L'Agnese va a morire

Agnese è una donna semplice e con semplicità sceglie la Resistenza come la cosa giusta, o meglio naturale, da fare. Non c’è enfasi in questo libro, non ci sono proclami né retorica. Non ci sono eroismi. C’è la vita di tutti i giorni di uomini e donne che faticano, soffrono fame e freddo, compiono azioni militari, ma tutto senza grida. E c’è questo bellissimo personaggio, Agnese, vecchia grassa con il suo fazzoletto perennemente annodato in testa, così normale così anonima eppure così stupefacente. Ma lo stupore giunge pian piano, quando realizzi che lei, come gli altri, compie gesti con cui si gioca in continuazione la vita come se fosse la cosa più naturale. E sempre presente c’è il paesaggio, descritto con tocchi di lirismo dati dal profondo amore per la propria terra di cui si conoscono odori colori tutte le sfumature. La scrittura è sempre calibrata e non cede mai a tentazioni retoriche o didascaliche; bellissima la parte che descrive la tragedia dei partigiani che tentano di attraversare le linee, la marcia nella nebbia, fino all’eccidio finale.

Questo libro è stata la mia "rovina". L'ho letto a 15 anni e ... basta, è stato un colpo di fulmine con quel periodo storico, con i valori, gli ideali e anche le sofferenze della gente che si opponeva al regime e che resisteva... non mi riferisco solo ai partigiani, ma a tutte quelle persone che hanno vissuto quel periodo buio conservando la propria dignità e affrontando le difficoltà con coraggio e senza mai rassegnarsi. Questo libro mi ha fatto dono di quella sensibilità e di quel profondo rispetto che provo nei confronti dei sacrifici fatti da chi voleva un futuro migliore, da chi non si è arreso anche a scapito della propria vita. Grazie alla prof. di lettere che l'ha inserito nella lista di libri da leggere per le vacanze.